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Economia circolare: norme da conoscere per imprese e professionisti

Economia circolare - Le norme che imprese e professionisti devono conoscere

In questo articolo cercheremo di comprendere cos’è l’economia circolare e qual è il suo rapporto con lo sviluppo sostenibile. Infine, forniremo alcuni riferimenti normativi per le imprese che, volendo attuare la transizione verso l’economia circolare, necessitano di linee guida e best practice.

Contesto

Le risorse naturali sono sempre più sotto pressione a causa dell’aumento della popolazione e della crescente domanda di materie prime, non più sostenibile dal pianeta.

Da ciò deriva l’importanza di una transizione verso un modello di sviluppo economico che abbia come obiettivo non solo redditività e profitto, ma anche la salvaguardia dell’ambiente.

Sarà necessario, quindi, gestire le risorse in modo più efficiente, con processi produttivi che riescano a ridurre gli sprechi, estendendo il più possibile il ciclo di vita dei prodotti e dei materiali. Occorrerà far sì che tutto ciò che ancora possiede una residua utilità non venga smaltito in discarica, ma sia recuperato e reintrodotto nei processi produttivi.

Questi aspetti costituiscono l’essenza dell’economia circolare, che mira - attraverso l’innovazione tecnologica e di modelli di business - a rendere le attività economiche più efficienti e meno impattanti per l’ambiente, per salvaguardare il futuro del pianeta.

In questo articolo tratteremo:

Che cos’è l’economia circolare

Per rispondere alla domanda “che cos’è l’economia circolare”, è d’obbligo il riferimento alla definizione fornita dalla Ellen MacArthur Foundation, che rappresenta una delle istituzioni internazionali più riconosciute in quest’ambito. Secondo la Fondazione, l’economia circolare è:

un sistema industriale che è riparativo o rigenerativo per intenzione e progettazione. Sostituisce il concetto di ‘fine vita’ con il restauro, si sposta verso l’uso di energia rinnovabile, elimina l’uso di sostanze chimiche tossiche, che compromettono il riutilizzo, e mira all’eliminazione dei rifiuti attraverso la progettazione superiore di materiali, prodotti, sistemi, e, all’interno di questo, modelli di business.

— Ellen MacArthur Foundation, 2013a, p.7

L’obiettivo dell’economia circolare è quello di creare un sistema in cui i prodotti e i materiali sono progettati per essere riparati, riutilizzati e riciclati, eliminando gli sprechi e massimizzando l'efficienza delle risorse.

Approfondiamo i principi dell’economia circolare enunciati nel 2013 dalla Fondazione Ellen MacArthur:

  • Progettare senza i rifiuti: in un’economia circolare i rifiuti non esistono e vengono eliminati a partire dalla progettazione. I materiali biologici non sono tossici e possono essere facilmente restituiti al suolo attraverso il compostaggio o la digestione anaerobica. I materiali tecnici creati dall’uomo sono progettati per essere recuperati, rigenerati e aggiornati, riducendo al minimo l’entità energetica richiesta e massimizzando la conservazione del valore, sia in termini di economia che di risorse.
  • Costruire la resilienza attraverso la diversità: l’economia circolare sfrutta la diversità come mezzo per costruire la forza. Attraverso molti tipi di sistemi, la diversità è un fattore chiave della versatilità e della resilienza. Nel sistema vivente, per esempio, la biodiversità è essenziale per sopravvivere ai cambiamenti ambientali. Allo stesso modo, le economie hanno bisogno di versatilità e adattabilità per utilizzare diversi sistemi con molte connessioni, i quali sono più resistenti a fronte di shock esterni rispetto ai sistemi costruiti semplicemente per massimizzare l'efficienza.
  • Affidarsi a energia da fonti rinnovabili: l'energia necessaria per alimentare l'economia circolare dovrebbe essere rinnovabile per natura al fine di ridurre la dipendenza nei confronti delle risorse e aumentare la resilienza dei sistemi.
  • Pensare in “sistemi”: la capacità di comprendere come le parti si influenzano a vicenda all'interno di un “tutto” e la relazione tra il “tutto” e le parti è fondamentale. Gli elementi sono considerati in relazione ai loro contesti ambientali e sociali. Il pensiero sistemico si riferisce di solito alla stragrande maggioranza dei sistemi del mondo reale: questi sono non lineari, sono ricchi di feedback e interdipendenti. In tali sistemi, le condizioni di partenza imprecise, combinate con le risposte, portano a conseguenze spesso sorprendenti e a risultati che spesso non sono proporzionali all'input (feedback sconnessi o “scollegati”). Tali sistemi non possono essere gestiti nel senso convenzionale, "lineare", richiedendo invece maggiore flessibilità e adattamento alle circostanze in evoluzione.
  • I rifiuti sono cibo: dal punto di vista dei nutrienti biologici, la capacità di reintrodurre prodotti e materiali nella biosfera attraverso circuiti non tossici e riparatori è al centro dell'idea. Per quanto riguarda i nutrienti tecnici, sono possibili anche miglioramenti della qualità; questo si chiama riciclo.

A livello UE, la Commissione europea definisce l’economia circolare come:

un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile.

— Parlamento Europeo, fonte online

La Commissione Europea pone l’accento sulla necessità di intervenire su tutte le fasi della catena del valore per poter realizzare il passaggio dall’economia lineare a quella circolare: dall’estrazione delle materie prime alla progettazione dei materiali e dei prodotti, dalla produzione alla distribuzione e consumo di beni, dai regimi di riparazione, rifabbricazione e riutilizzo alla gestione e al riciclaggio dei rifiuti.

In questa nuova visione, l'obiettivo dell'economia circolare è quello di estendere il ciclo di vita dei prodotti così da ridurre al minimo la produzione di rifiuti e l'utilizzo delle risorse naturali, di promuovere la sostenibilità ambientale e di creare nuove opportunità di lavoro e di crescita economica.

La strategia europea per l'economia circolare prevede una serie di misure concrete, tra cui la promozione del design sostenibile, il sostegno all'innovazione tecnologica, l'adozione di norme e regolamenti più rigorosi sulla gestione dei rifiuti e l'istituzione di programmi di finanziamento per progetti e iniziative a favore dell'economia circolare.

All’interno di questa strategia, nel 2020 la Commissione europea ha adottato “Un nuovo piano d'azione per l'economia circolare”, uno dei principali strumenti applicativi del Green Deal Europeo, la nuova agenda europea per la crescita sostenibile. Il piano d’azione prevede iniziative lungo l’intero ciclo di vita dei prodotti, puntando ad esempio sulla fase di progettazione, promuovendo i processi di Economia Circolare e il consumo sostenibile, con l’obiettivo di garantire che le risorse utilizzate siano mantenute nell’economia dell’UE il più a lungo possibile.

Con il nuovo piano di azione per l'economia circolare, si vuole anche incentivare le imprese nel produrre “prodotti di elevata qualità, funzionali, sicuri, efficienti ed economicamente accessibili” e che, oltre a durare “più a lungo possibile”, siano “concepiti per essere riutilizzati, riparati o sottoposti a procedimenti di riciclaggio di elevata qualità” evitando innanzitutto la produzione di rifiuti. Per raggiungere questi obiettivi, serviranno sia nuovi servizi sostenibili, sia nuovi modelli che vedano il prodotto come servizio (product-as-service), oltre a “soluzioni digitali che consentano di migliorare la qualità della vita, creare posti di lavoro innovativi e incrementare le conoscenze e le competenze”.

Infine, proponiamo la definizione di economia circolare tratta dalla recente specifica tecnica UNI/TS 11820:2022, che ci permette anche di introdurre il rapporto esistente tra economia circolare e sviluppo sostenibile. All’interno della UNI/TS 11820:2022, l’economia circolare è definita come:

un sistema economico che, attraverso un approccio sistemico e olistico, mira a mantenere circolare il flusso delle risorse, conservandone, rigenerandone o aumentandone il valore, e che al contempo contribuisce allo sviluppo sostenibile.

— Norma UNI/TS 11820:2022

Sviluppo sostenibile che è l’obiettivo della sostenibilità, la quale “si riferisce a qualsiasi stato del sistema globale in cui i bisogni del presente vengono soddisfatti senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni” (vedi ISO Guide 82:2019).

Economia circolare e Sviluppo sostenibile

Come già affrontato in un precedente articolo, lo sviluppo sostenibile si basa sui 17 obiettivi cardine dell’Agenda 2030 – i 17 Sustainable Development Goals (SDGs), declinati in 169 target o traguardi da raggiungere entro il 2030 in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale.

Gli SDGs prendono in considerazione e rafforzano le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile (economica, sociale ed ambientale), la cui realizzazione “non è più circoscritta alla dimensione economica dello sviluppo ma è affiancata alla realizzazione degli altri due pilastri fondamentali: l’inclusione sociale e la tutela dell’ambiente”.

Dunque, l’economia circolare è strettamente interconnessa con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, dal momento che può contribuire a raggiungere molti di essi, ad esempio:

  • SDG 7 (Energia pulita e accessibile): l'economia circolare può favorire l'adozione di fonti di energia rinnovabile e l'efficienza energetica, contribuendo così a raggiungere l'obiettivo di accesso universale all'energia pulita e accessibile.
  • SDG 8 (Lavoro dignitoso ed economie resilienti): l'economia circolare può creare nuove opportunità di lavoro e di crescita economica, contribuendo a raggiungere l'obiettivo di promuovere l'occupazione dignitosa e sostenibile.
  • SDG 12 (Produzione e consumo responsabili): l'economia circolare può ridurre gli sprechi e massimizzare l'efficienza delle risorse, contribuendo a raggiungere l'obiettivo di adottare modelli di produzione e consumo sostenibili e responsabili.
  • SDG 13 (Azione sul clima): l'economia circolare può ridurre le emissioni di gas serra e aumentare la resilienza del sistema economico, contribuendo a raggiungere l'obiettivo di combattere il cambiamento climatico e i suoi effetti.
  • SDG 14 (Vita sott'acqua) e SDG 15 (Vita sulla terra): l'economia circolare può promuovere la conservazione della biodiversità e dei sistemi naturali, contribuendo a raggiungere gli obiettivi di conservazione della vita marina e della vita sulla terra.
  • SDG 17 (Partnership per gli obiettivi): l'economia circolare richiede la collaborazione tra diversi settori e attori, come aziende, governi, organizzazioni della società civile e comunità, contribuendo così a raggiungere l'obiettivo di promuovere le partnership per gli obiettivi.

In sintesi, l'economia circolare può contribuire a raggiungere molti degli SDGs favorendo una transizione verso un sistema economico più sostenibile, resiliente e giusto.

Norme per l’Economia circolare

Per attuare la transizione verso l’economia circolare, le organizzazioni potranno far riferimento a norme sia nazionali che internazionali.

A livello internazionale, il comitato tecnico ISO/TC 323 “Circular Economy” sta lavorando ad una serie di standard che trattano vari aspetti dell’economia circolare:

  • ISO 59004Circular Economy – Terminology, Principles and Guidance for Implementation
  • ISO 59010Circular Economy ― Guidance on the transition of business models and value networks
  • ISO 59020Circular economy — Measuring and assessing circularity
  • ISO TR 59031Circular economy – Performance-based approach – Analysis of cases studies
  • ISO TR 59032.2Circular economy — Review of business model implementation
  • ISO 59040Circular Economy — Product Circularity Data Sheet

La prima di queste norme, la ISO 59004, attualmente nello stadio di DIS, definisce la terminologia chiave, stabilisce i principi dell'economia circolare e fornisce linee guida per la sua implementazione utilizzando un framework e aree di azione. Il documento è destinato ad essere utilizzato da organizzazioni che cercano di comprendere e impegnarsi in un'economia circolare contribuendo allo sviluppo sostenibile. Queste organizzazioni possono essere private o pubbliche, agire individualmente o collettivamente, indipendentemente dal tipo o dalle dimensioni, e possono essere localizzate in qualsiasi giurisdizione o posizione all'interno di una specifica catena o rete di valore.

La norma ISO 59010, in fase di DIS, fornisce linee guida per un'organizzazione che cerca di cerca di trasformare i propri modelli di business e reti di valore da lineari a circolari. Questo documento si applica a qualsiasi organizzazione che gestisce prodotti o servizi, indipendentemente dalle sue dimensioni, settore o regione.

Il progetto di norma per la misurazione e valutazione della circolarità, invece, è l’ISO/DIS 59020, che fornisce alle organizzazioni delle linee guida su come misurare e valutare l'efficacia delle pratiche circolari utilizzando indicatori di circolarità e metodi complementari, in modo da determinare l'efficacia delle proprie azioni e consentire pratiche economiche circolari che minimizzano l'uso delle risorse e/o consentono un flusso circolare delle risorse.

Le norme ISO per l'economia circolare di cui abbiamo parlato sono in fase di sviluppo. Attualmente, un’impresa che vuole impegnarsi in un approccio rivolto alla circolarità può far riferimento a norme già pubblicate come BS 8001, AFNOR XP X30-901, UNI/TS 11820:2022 e UNI/TR 11821:2023.

Lo standard BS 8001, pubblicato nel 2017, è un framework pratico e una guida per le organizzazioni che desiderano attuare pratiche più circolari e sostenibili all'interno delle loro attività. Può essere applicato da qualsiasi organizzazione, indipendentemente da posizione, dimensione, settore e tipo.

Lo standard BS 8001 definisce il concetto di economia circolare attraverso sei principi guida: System Thinking (pensiero sistemico), Stewardship (gestione responsabile), Value Optimization (ottimizzazione del valore), Innovation (innovazione), Collaboration (collaborazione) e Transparency (trasparenza). Questi principi sono alla base del framework di implementazione proposto, che aiuta le organizzazioni a implementarli all’interno dei propri processi e, quindi, a operare con successo la transizione verso una modalità di funzionamento più circolare e sostenibile.

La norma AFNOR XP X30-901, rilasciata nel 2018 dall’ente normatore francese (AFNOR), è uno strumento per implementare un sistema di gestione dei progetti utili a migliorare le proprie prestazioni ambientali, economiche e sociali al fine di contribuire allo sviluppo di un’economia circolare.

Questa norma prevede che un progetto di economia circolare debba esaminare sette aree di azione: acquisti sostenibili; progettazione eco-compatibile; simbiosi industriale; economia di prodotto o di funzione (prodotto come servizio); consumi responsabili; estensione della durata di utilizzo; gestione efficiente di risorse e materie a fine vita.

Grazie alla presenza di requisiti specifici nello standard XP X30-901, sarà possibile verificare e attestare la rispondenza del modello organizzativo implementato dall’azienda per la gestione dei progetti innovativi e di sviluppo rispetto all’economia circolare.

A livello italiano, segnaliamo due norme specifiche per l’economia circolare: UNI/TS 11820:2022 e UNI/TR 11821:2023.

Le organizzazioni che vogliono valutare il proprio livello di circolarità possono utilizzare la recente specifica tecnica UNI/TS 11820:2022, che fornisce indicazioni su come misurare e valutare le prestazioni di circolarità, proponendo metodi ed indicatori per la misurazione dei processi circolari nelle organizzazioni.

In particolare, il documento definisce come raccogliere le informazioni utili per la misurazione della circolarità e prevede un set di indicatori (71 in totale, tra quantitativi, qualitativi e quanti-qualitativi) utili alle organizzazioni per verificare l’efficacia delle loro strategie.

Gli indicatori sono raggruppati in 6 categorie:

  1. risorse materiche e componenti
  2. risorse energetiche e idriche
  3. rifiuti ed emissioni
  4. logistica
  5. prodotto e servizio
  6. risorse umane, asset, policy e sostenibilità

Invece, con il rapporto tecnico UNI/TR 11821:2023 appena pubblicato, le organizzazioni hanno a disposizione una raccolta ed analisi di buone pratiche di economia circolare, che consente loro di avere un quadro analitico e sistematico delle caratteristiche delle best practice adottate, in modo che possano essere prese a riferimento e replicate.

Il rapporto tecnico fornisce:

  • le indicazioni sulle tecnologie o metodologie maggiormente adottate, a beneficio degli stakeholder tecnici;
  • la descrizione di come le buone pratiche sono state sviluppate a livello italiano e quali siano le loro potenzialità e limiti, a beneficio degli stakeholder sociali;
  • la descrizione di alcuni mercati esistenti e dei benefici economici attesi, a vantaggio degli stakeholder di mercato;
  • il supporto per la definizione di pratiche legislative per favorire l’economia circolare, a beneficio degli stakeholder istituzionali.

Più nel dettaglio, nella UNI/TR 11821 vengono presentate 41 buone pratiche di economia circolare di organizzazioni italiane, suddivise in macro-aree di applicazioni di economia circolare, delle quali sono state analizzate le performance e gli impatti sulle organizzazioni selezionate (ad esempio: prodotto come servizio, estensione ciclo di vita del prodotto, utilizzo dei sottoprodotti). Il documento, inoltre, tratta dei miglioramenti attesi, quantitativi e qualitativi, e della replicabilità.

In conclusione, si può affermare che l'economia circolare sia un modello economico basato sulla riduzione degli sprechi e sull'efficiente utilizzo delle risorse, in cui i prodotti e i materiali sono progettati per essere riparati, riutilizzati e riciclati, in modo da ridurre l'impatto ambientale.

Essa rappresenta una soluzione sostenibile e innovativa ai problemi ambientali, sociali ed economici del nostro tempo, poiché consente di creare valore a lungo termine, ridurre i costi e aumentare l’antifragilità del sistema economico.

L'economia circolare può essere considerata una sfida collettiva in cui è necessaria la partecipazione di tutti per raggiungere un obiettivo comune: un futuro sostenibile per il nostro pianeta e per le generazioni future.

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